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Quando l’AI scriverà tutto il codice del mondo

In una lunga intervista rilasciata il 10 marzo 2025, Dario Amodei, CEO di Anthropic e ricercatore statunitense di origini italiane, ha pronunciato una dichiarazione che suona come una sentenza definitiva sul destino dell’ingegneria del software e sul ruolo sempre più predominante dell’intelligenza artificiale nella programmazione.

“Se guardiamo alla programmazione, uno dei settori in cui l’intelligenza artificiale sta avanzando più rapidamente, ci stiamo avvicinando a un mondo – probabilmente entro tre o sei mesi – in cui l’AI scriverà il 90% del codice. E tra dodici mesi potremmo trovarci in una realtà in cui l’AI scriverà praticamente tutto.

Tuttavia, il programmatore continuerà a svolgere un ruolo essenziale nel definire le condizioni operative, il funzionamento generale dell’applicazione, le decisioni di progettazione e l’integrazione con il codice esistente. Inoltre, dovrà valutare la sicurezza delle soluzioni sviluppate, compito che l’intelligenza artificiale non è ancora in grado di gestire con piena autonomia.

Finché resteranno questi aspetti che richiedono l’intervento umano, l’AI aumenterà la produttività senza sostituire del tutto i programmatori. Ma col tempo, anche questi compiti verranno assorbiti dai sistemi avanzati. Alla fine, arriveremo a un punto in cui l’AI potrà fare tutto ciò che oggi è prerogativa degli esseri umani, e credo che questo avverrà in ogni settore.”

Amodei non è il solo esponente di rilievo nel settore tecnologico ad aver formulato previsioni così incisive. Affermazioni simili sono state espresse anche dal CEO di Google, da Bill Gates e dal n°1 di Nvidia, sottolineando come l’automazione avanzata potrebbe ridefinire il modo in cui vengono sviluppate applicazioni, gestiti sistemi informatici e progettati nuovi strumenti digitali.

D’altra parte, le dichiarazioni di Amodei trovano fondamento nei risultati ottenuti dal suo modello di intelligenza artificiale, Claude 3.7, che si distingue particolarmente nel coding (oltre che nella scrittura). Questo modello non solo ha dimostrato di poter affiancare gli sviluppatori nella creazione di codice, ma si è anche rivelato capace di ottimizzare, riorganizzare e migliorare il codice esistente con un’efficienza senza precedenti.

Claude 3.7 Sonnet di Anthropic ha registrato progressi significativi nelle capacità di programmazione, posizionandosi tra i modelli più avanzati in questo settore. Nei test di benchmark, ha ottenuto risultati superiori rispetto a concorrenti come OpenAI e DeepSeek, raggiungendo un punteggio del 70,3% nel test SWE-bench, una metrica che misura la capacità di risolvere problemi complessi legati allo sviluppo software. Questo dato riflette una crescita notevole rispetto ai modelli precedenti e dimostra che l’intelligenza artificiale è ormai in grado di intervenire in ambiti altamente tecnici e specializzati.

Come discusso in un recente articolo sul nostro blog, le capacità dell’AI generativa non si limitano alla semplice scrittura del codice, ma ne facilitano anche l’ottimizzazione e la manutenzione nel lungo periodo (basti pensare all’evoluzione dello sviluppo web, dove l’AI sta già automatizzando molte operazioni un tempo esclusive degli sviluppatori). Questo rappresenta un vantaggio significativo per coloro che possiedono solo conoscenze di base in programmazione, come studenti universitari o neofiti del settore, i quali possono ora affidarsi all’AI per automatizzare le parti più complesse del loro lavoro e concentrarsi sugli aspetti creativi e concettuali dello sviluppo software, il tutto con un costo operativo estremamente contenuto, un fattore particolarmente vantaggioso per le aziende che necessitano di scalabilità e ottimizzazione delle risorse.

Per due anni abbiamo assistito alle resistenze degli artisti digitali che, invece di adottare nuovi strumenti e tecnologie, sono rimasti ancorati a metodi del passato. Tuttavia, sembra che il maggiore impatto dell’AI non sarà sugli artisti, bensì sugli ingegneri del software, la cui professione potrebbe subire trasformazioni radicali nei prossimi anni.

Se da un lato l’AI ha già rivoluzionato il modo in cui vengono creati contenuti visivi e testuali, dall’altro l’ingegneria del software potrebbe essere il prossimo settore a subire un cambiamento irreversibile. Le aziende stanno investendo enormi risorse nello sviluppo di modelli sempre più avanzati, e con l’introduzione di strumenti come Claude Code diventa evidente che il futuro della programmazione sarà sempre più automatizzato. La sfida, dunque, sarà quella di ridefinire il ruolo del programmatore e individuare nuove competenze che possano risultare ancora fondamentali in un mondo in cui l’AI scrive, corregge e ottimizza il codice senza necessità di supervisione umana.